Storia di una casa (#19)

2006/2007

– 19 –

–       Ciao Bambolina… –
–       Ciao tesoro… come stai? –
–       Bene… i miei genitori se ne sono andati da poco… –
–       Non ti sei fatto proprio sentire… –
–       Hai ragione… mi dispiace… –

Al telefono ascoltavo la tenera voce di Francesca che mi rimproverava dolcemente per la mia assenza. Da poco era diventata la mia ragazza. Da quando una manciata di giorni prima ci scambiammo un ti amo su una panchina di Lodi, in una sera di Settembre. Mi sembrava già esser passata un’eternità da quel giorno e noi esser cresciuti tanto. Le cose sembravano funzionare con lei. Dopo tutte le storie complicate che ho avuto, questa sembrava la meno incasinata. L’amavo tanto e l’amore che provavo per lei era così forte da sostituire il sangue nelle vene.

–       Com’è la casa? –
–       Carina… ma manca qualcosa… –
–       Cosa? –
–       Tu… –
–       Scemo… appena posso, ti vengo a trovare… –

Saperla così vicina e non poterla vedere mi dava un senso di frustrazione che cercavo di contenere. Sapevo che non aveva l’età per essere indipendente e non poteva saltar qui a Milano, da sola, dal suo paesino in provincia. Non potevo chiederle troppo. Vederci sarebbe stata dura almeno per qualche mese. Lei aveva la scuola da mandare avanti ed io intraprendere quest’ambita carriera universitaria. Però mi rasserenava il pensiero che, se avesse potuto, avrebbe fatto anche quello per me.
–       Ora devo andare… tra un po’ suona la campanella… e il prof di statistica è un rompiscatole… –
–       Sì, tranquilla… vai… –
–       Ci sentiamo dopo? –
–       Ci sentiamo dopo –

Tornò il silenzio e sentii addosso uno strano alone di malinconia e solitudine. Presi la mia pallina tra le dita e mi avvicinai al balcone. Dal vetro osservavo la facciata del palazzo di fronte e con lo sguardo carezzavo i tetti di quelli successivi. Essere così in alto mi faceva apprezzare di più quella città. Ma un dubbio m’assaliva. Per quale motivo ero lì? Milano era davvero la città dei miei sogni o avevo solo inseguito l’amore? Non era la prima volta del resto… Ne avrei da raccontarne sullo strano connubio tra amore e pazzia che mi dominava in passato.
Ero di nuovo finito in quel vortice eterno?
Avevo di nuovo dato retta al cuore invece che alla mente?

 

 

 

4 thoughts on “Storia di una casa (#19)

  1. è un pò che nn ti leggo……. però devo dire che sei l’unica persona a cui sento dire di seguire il cuore piuttosto che la mente…… o meglio l’unico uomo……. spero sia la volta giusta questa, che non ti dia il rancore di ritornare alla solita malinconica libertà cui tende ogni individuo giovane cui si prospetta un vincolo importante…. baci

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