La Coinquilina perfetta #9

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La vita in casa scorreva tranquilla. Qualche piccola incertezza dovuta a Roberta che ogni tanto metteva a soqquadro i piani ben precisi degli altri componenti della casa.
Era distratta, volubile, in continua ricerca di attenzioni… perennemente incollata al cellulare a chattare con chissà-chi. Può una ragazza di 21 anni ridursi cosi? Senza un minimo di ambizioni?
E per di giunta dividere la camera con una ragazza che ha già tutto in testa; già tutto programmato e studiato a tavolino. Quella camera doppia era diventata un perfetto ossimoro: da un lato vedevi Sara intenta a programmare e studiare schemi, dall’altra, Roberta, che divideva equamente il suo tempo tra bacheca di Facebook e chat di ogni genere di programma di messaggistica.
Ogni volta mi chiedevo come facesse Sara a vivere li.
Anche io sopportavo a stento le manie di Roberta ma almeno potevo chiudermi in camera e lasciare tutto fuori. Sara come faceva?
Un po’ mi dispiaceva…

– Sara… se vuoi puoi studiare in camera mia quando non ci sono… – le dissi una volta in disparte.
– No tranquillo.. ce la faccio… –
– Guarda che non c’è problema… –

Sara sapeva bene che la mia stanza era il mio angolo di vita. Un luogo prezioso dove ho legato ricordi… vissuto storie… Racchiudeva tutto il mio essere e non permettevo quasi a nessuno di entrare. E con quelle frasi le avevo dato il permesso. Mi fidavo di lei…

Così, nei giorni a seguire, Sara prese a trasferirsi da me quando non c’ero, in modo d’avere un po’ di tranquillità in più. Era molto attenta e discreta. Non usava la mia comodissima poltrona, anche se poteva tranquillamente farlo. Studiava sul tavolo e non sul letto come il so solito.

Finché un giorno…
– Ragazzi! Stasera festeggio il mio compleanno! Ci saranno anche mia sorella e due amici! –
Disse Roberta.
Io e Sara restammo per un attimo interdetti. Ci guardammo un istante negli occhi come per capire il da farsi. Le chiedemmo qualche altra cosa e poi le assicurammo che ci saremmo stati.
Roberta aveva tutti i difetti di questo mondo, ma era pur sempre una persona e soprattutto la nostra coinquilina, non potevamo lasciarla sola il giorno del suo compleanno. La vedevo come una tappa obbligata. Come quelle feste a cui “devi andare per forza”. Presumevo che anche per Sara fosse stato lo stesso, quindi avrei potuto contare su una spalla con cui parlare.
Fin quando non arrivò la sera.

Tornai presto a casa per non perdermi la cena. Salutai gentilmente gli amici di Roberta e mi sedetti al tavolo.
Sara non c’era ancora. Era fuori chissà dove… e qualcosa mi diceva che non sarebbe venuta.
Roberta tentava di cucinare. Speravo con tutte le mie forze che non ci servisse un piatto di pasta alla nutella. Presi il cellulare e mandai un messaggio a Sara:
“ Dove sei! Qui la situazione è tragica… aiuto”
Mi rispose: “No Ci, io non vengo… “
“Ah grazie! Mi hai lasciato da solo!” le sbottai. Ero nervoso.

Sara non aveva dato buca solo a Roberta, ma anche (e soprattutto) a me. E la cosa mi fece molto arrabbiare.

Quando tornò decisi di non parlarle più.

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Frammenti di vita #74

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bei tempi quando sul letto ci facevo altro…

Frammenti di vita #73

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Riassunto delle ultime puntate….

Frammenti di vita #71

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Mi sto lentamente fondendo con il letto…

(Una volta il mio pigiama era verde…. o ne avevo un altro? chissà...)

Frammenti di vita #70

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Beh… almeno qualcosa non riescono a togliermela…

Frammenti di vita #69

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Devo farcela….

Frammenti di vita #62

pc e caffè seppia

 

Le uniche due cose più stressate di me sono il mio pc e la macchinetta del caffè… entrambi sempre accesi…

Frammenti di vita #44

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Dai Arancione… non mollare! Non siamo manco a metà programma!

Buona Pasqua

##9

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9.

Stress. Mal di testa a chiazze e vene gonfie sul collo. Non ne potevo più. Chiusi il libro… silenzio. In casa non si sentivano rumori. Una mia coinquilina era partita per Roma mentre l’altra stava ancora dormendo. Guardai le pareti e i miei poster mi fecero notare la mia solitudine e i miei scarsi rapporti sociali di quel periodo. Colpa tua! Pensai mentre guardavo la copertina del libro. Mi stava tenendo incollato su quella sedia da giorni e più andavo avanti e più i giorni sembravano pochi. Guardai l’orologio e pensai che non avevo ancora fatto colazione…
Scesi in strada dopo aver salutato la mia gentile portinaia e aver gentilmente mantenuto la porta ad una vecchietta che stava entrando. Colmata la mia dose di buone azioni mi diressi verso il bar. Scansavo la fiumana di studenti che a sgoccioli procedevano verso il politecnico. Alcuni avevano facce felici… altri un po’ meno. Alcuni portavano grosse cartelline e altri un malloppo di libri in mano.
Ah! La vita da studente… quale strano mondo!
In preda alle mie divagazioni, non feci caso ad un ragazzo che mi salutò con la mano. Misi a fuoco e riconobbi Andrea, l’ex ragazzo della mia ex coinquilina, che non vedevo da secoli. Andava nella mia stessa direzione, con la mia stessa voglia.
– Ciao Andrea! –
– Ciao Ciro… –
Entrammo nel Bar ed entrambi salutammo Rocco. Lui lo conosceva meglio di me perché erano anni che lavorava nella pizzeria di fronte. Rocco mi guardò indeciso sul da farsi. Erano un po’ di giorni che alternavo tra caffè e cappuccino rompendo i suoi schemi.
– Cappuccio… e un brioches alla marmellata. –
Andrea mi guardò. – Allora come va? – mi chiese.
– Mah… sostanzialmente bene… sto studiando in questo periodo… –
– Spero che vadano bene gli esami… – disse mentre arrivarono i nostri cappuccini.
– Perché non ci sediamo al tavolino? – aggiunse guardandosi alle spalle.
– Certo… mi siedo sempre qui la mattina. – dissi con un pizzico esultanza.
Diedi un morso al mio cornetto. Come al solito mi girava in testa la domanda se fosse buona educazione o meno inzupparlo nel cappuccino. Un prassi normale quando ero da solo, ma quando avevo qualcuno che mi osservava non sapevo come comportarmi.
– Quando hai le ferie? – gli chiesi.
– Veramente ho già dato… sono stato a Miami due settimane. –
Lo guardai negli occhi desideroso di sapere qualche dettaglio in più. Lui mi accontentò. Mi raccontò del suo viaggio e delle città che aveva visitato.
Lo ascoltavo cercando d’immaginarmi la vita oltre i confini di questo paese. Difficilmente, dato che non ero mai stato all’estero.
– …e poi abbiamo affittato anche una macchina… –
– Bello… dev’essere stato stupendo girare la Florida in macchina… –
Di solito non invidio mai nessuno… ma lì, di fronte a quella storia, ammetto che peccai.
Ci alzammo e Andrea buttò una banconota da 10 sul banco. Fece segno a Rocco di pagare entrambe le consumazioni, nonostante il mio diniego.
– Però la prossima volta offro io! – gli dissi.
– Non ti preoccupare… –
Ci stringemmo le mani e prendemmo vie diverse.
Lui al lavoro, io allo studio…

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