E’ solo una questione di soldi… (parte II)

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“Ricordati! Solo un giorno…”

La mia coscienza continuava a ripetermi quella frase. Quando avrebbe smesso, era un’incognita. Tutto era pronto ormai. Mancava solo che il mio dito cliccasse il tasto giusto e che un po’ di fortuna entrasse da quella porta a farmi compagnia. Mi sedetti sulla poltroncina e guardai lo schermo. Si comincia.

Cercai tra i programmi il software per fare trading online. Non l’avevo ancora disinstallato. Era riuscito a superare indenne la crisi di astinenza da gioco che mi aveva colpito. L’avevo combattuta con successo e mi ero creato vari modo per non pensarci. Modi per distrarmi dal correre rischi inutili. Da quel rischio continuo che rappresenta il mercato finanziario. Mi ero disintossicato, come si fa per la peggiore delle droghe. Avevo iniziato a giocare appena finito il liceo. Avevo iniziato a studiare, leggere, capire… ad appassionarmi a quel mondo misterioso fatto di prezzi, nomi, codici, percentuali e soprattutto, soldi. Già… è sempre stata una questione di soldi. Il vile ma indispensabile denaro.

Aprii la piattaforma di gioco. Comparvero tutte le piccole finestrelle dei grafici e dei prezzi che avevo impostato circa un anno fa. Sorrisi nel vedere i vecchi studi. Le linee tracciate, a suo tempo, sugli andamenti dei titoli, o le annotazione scritte nelle finestre dei grafici. Erano una sorta di malinconici ricordi del passato. Come foto e canzoni, quelle linee, avevano i loro perché. Cancellai tutto. Muoviti! Disse perentoria la mia coscienza. Non stiam qui a perdere tempo… il tempo è denaro! Ricordi quel film? Il film che ti ha fatto sognare… e ti fa sognare il solo pensiero… e lo so che lo stai pensando… perché lo pensi ogni volta che senti la parola “azione” o “mercato”… e lo so, perché non scordarti, che io sono te!
“Già… aveva (o avevo) ragione. Dovevo muovermi!”
La prima cosa da fare, era impostare una strategia di gioco. Molti si concentrano solo su uno strumento finanziario; altri usano solo l’analisti tecnica (studio dei grafici); altri invece usano unicamente l’analisi fondamentale (analisi di notizie e dati). Io per non scontentare nessuno, faccio un misto di ogni cosa. È difficile da comprendere, ma le materie sono molto diverse. È un po’ come un dottore che sa fare anche l’avvocato e che ogni tanto, va in bicicletta. Nell’analisi tecnica sono concentrate matematica e statistica; nell’analisi fondamentale è assolutamente necessario conoscere le nozioni di base dell’economia, sapere tutti i termini e il relativo impatto sul mercato, quando vengono pronunciati dal TG.
“A proposito di notizie”
Aprii sull’altro schermo il canale ClassCNBC in streaming. Una donna corvina iniziò a commentare l’apertura in calo di Wall Street. Sentivo la sua voce mentre dall’altro lato sistemavo finestre e indicatori. Intanto pensavo ad una strategia da adottare. La vecchia strategia di giocare su valute incrociate non era molto proficua. Era come scommettere su un cavallo in una corsa a due. Se il tuo cavallo perde, non buttare via la schedina ma scommetti su quello che sta vincendo, così le vincite appianeranno le perdite. Ma non sempre filava tutto liscio. Questa volta volevo optare per una strategia che veniva usata spesso sul mercato azionario. “Il portafoglio”. Ora tutti starete pensando a quell’oggetto di pelle che contiene soldi. Ma digitalizziamo il vocabolo e al posto dei soldi mettiamoci dentro “pezzi di carta” con nomi difficili. In pratica, un contenitore di titoli variegato. La strategia del portafoglio, detta con la rozzezza di un contadino, è che comprando un sacco di patate, qualcuna dovrà pur esser buona no? Ovvero, qualche titolo dovrà pur andare bene no? Beh… non è così semplice come le patate… La scelta di cosa comprare può richiedere anche ore. Erano le 3 del pomeriggio quando mi ero seduto su quella sedia, ora, il 17 lampeggiava da un po’ sullo schermo. La piattaforma era pronta. La lista degli strumenti disponibili a portata di mano. Dovevo solo scegliere. Cominciamo!
Definiamo prima il termine di giocatore di borsa. Anche un vecchio che, con i risparmi di una vita, compra un considerevole pacchetto di azioni tenendole in cassetto, è, tecnicamente, un giocatore di borsa. Però io non sono quello. Io faccio parte della schiera di speculatori che comprano e vendono all’istante. In mano solo soldi! Niente pezzi di carta con scritto Azioni! “A lungo termine saremo tutti morti!” diceva un grande economista. Quindi… vendere appena si può e battere cassa.
Il problema però è cosa comprare. Chiedendo alla gente comune spesso ti fai di quelle risate… “Compra le Apple che l’Iphone ormai ce l’hanno tutti” oppure: “guarda le google come salgono! Secondo me bisogna comprare”
Ecco… uno degli errori più frequenti è comprare quando le cose salgono di prezzo sperando che salgano ancora. È un errore banalissimo e comunissimo! Ma scusate… quando dal pescivendolo il pesce sale di prezzo, voi lo continuate a comprare? O aspettate che scende e lo comprate? Un concetto banale… peccato che non l’osservi nessuno. Devo ammettere però, che anche io sono caduto frequentemente in questo errore. Si chiama febbre del gioco. Vorrei vedere voi davanti a delle quotazioni che schizzano alle stelle cosa pensereste. “Cavolo! Perché non ho comprato! Compro adesso!” E pfiuuuuuuuu giù nell’abisso! Fuori dai giochi! Ritenta sarai più fortunato!
Traendo spunto dagli innumerevoli errori che ho commesso in passato, avevo stilato una serie di regole da seguire. E ironicamente la prima regola era: Non giocare!
Quindi la prima regola era bella che andata. Quale sarà stata la prossima?
Mi facevano un po’ male gli occhi. La donna mora continuava a dire che in quel giorno le borse avevano perso tutte. Per chi ha capito l’esempio di prima, era una bene. Continuavo ad analizzare cosa scegliere per il mio portafoglio. Avevo riempito una pagina con appunti di vario genere. Andavano dal “No! Questo no!” al “Ma ti sei ammattito?” oppure “Te lo scordi che ti compro”, tutti riferiti a vari prodotti finanziari.
Ecco… ci siamo.
La mia lista era completa, o quasi. Comprendeva innanzitutto le due star del secolo: l’oro e il petrolio. Poi si andava in America con l’S&P 500 (l’indice della borsa americana), il FTSE 100 (Borsa di Londra), un po’ di Dax che non guastava mai (non il detersivo ma il Future sulla Borsa Tedesca) e per finire qualche cambio valutario per rendere lo scontro più equilibrato. Primo fra tutti il Dollaro, re incontrastato di tutti i rapporti finanziari internazionali. Ovviamente sto parlando di Dollaro contro Euro. Poi si passa alla Sterlina, la vecchia moneta mai abbandonata da quei bevitori di Tè. Infine lo Yen per non scontentare gli amici orientali. “Un gran bel portafoglio” pensai soddisfatto. Guardai l’orologio… era quasi mezzanotte.
Guardai per un ultima volta i grafici e impostai gli “alerts”.

Gli alerts, per chi fortunatamente non ne ha mai avuto bisogno, sono delle odiosissime sveglie che scattano quando il titolo raggiunge un prezzo preimpostato da te. Insomma ti avvertono se stai vincendo o perdendo. Avevo ancora impresso nella testa quell’odioso suono. Lasciai quindi il computer acceso e sperai che quella notte nulla avrebbe disturbato il mio sonno…

Ma chi conosce le regole della finanza, sa che…

The Money… Never Sleeps!

Solo un giorno… (parte I)

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Ero steso sul letto a guardare il soffitto. Il mio comodo piumone bordeaux aveva lasciato il posto ad una semplice coperta a righe scure. Niente cuscini sotto la mia testa. Volevo starmene così, steso, rilassato… Abbandonato da tutte le forze e sconnesso dalla mente. Era uno stato piacevole: occhi socchiusi, ventre molle, piedi a V e dita curve. Niente poteva distrarmi… niente poteva interrompere quello stato di calma inflitta al mio corpo. Solo il mio respiro aleggiava nell’aria. Sembrava quasi di vederlo. Che strana sensazione… In casa non c’era nessuno. Le mie coinquiline erano fuori città e ci sarebbero restate per una settimana intera. Silenzio. Niente musiche, passi o conversazioni telefoniche. Oltre la porta della mia stanza non c’era niente. Il vuoto.. il buio totale. A volte amo la solitudine… a volte la detesto… a volte la rincorro… a volte mi opprime. Quante volte ho sperato che qualcuno mi cercasse? Quante volte ho sperato in quegli amici troppo impegnati nelle loro vite? Quante volte mi sono arreso all’evidenza che Ciro è solo, e solo lui può fargli compagnia… Solo le sue braccia, le sue gambe, la sua pelle e le sue ossa… il suo cuore… che batte ancora… lentamente… ma continua il suo lavoro.

La porta del balcone era semiaperta. Cinque piani più giù, una strada fermentava di vita. Macchine e passanti scorrevano come le acque di un fiume. Questa Milano è sempre viva… e a volte, un po’ rumorosa.

Peeeeeeee Peeeeeeeeee

Il forte clacson di una macchina mi destò dal mio stato di riposo. Aprii gli occhi e mi misi a sedere. Erano solo le 3 del pomeriggio. Non potevo dormire dato che c’era ancora metà libro da studiare lì, sulla mia scrivania. Giorni addietro avevo fatto pulizia. Avevo riordinato il caos che regnava indisturbato su quel tavolo da sala che usavo come scrittoio. Avevo ammucchiato i libri in un angolo, messo la stampate a portata di mano e spostato il grande schermo che non usavo da tempo. Il mio portatile bianco era su un lato. Di solito occupava la posizione centrale ma adesso vi era un grosso libro di diritto pubblico. Accanto, una serie di matite e pastelli. Detesto gli evidenziatori. Adoro sottolineare le frasi con i pastelli colorati e a ogni capitolo dedicare un colore diverso. A volte ci penso anche per più di dieci minuti a quale colore scegliere. Di solito leggo il titolo dell’argomento trattato e m’immagino nella mente che colore possa avere. E così per “Regioni ed Enti locali” uso il grigio, per “il Parlamento” uso il rosso, “Forme di stato e forme di governo” il giallo, e così via… un capitolo, un pastello. Guardando il libro sperai che finisse prima lui dei colori disponibili. Mi buttai sulla poltrona con le ruote nera. Appoggiai i piedi davanti al mio pc. Guardai la scrivania. Era troppo ordinata, quasi non la riconoscevo. Sulla mia destra era appoggiato il mio portafoglio. Era uno di quelli in pelle che si aprono a metà e in mezzo hanno la molletta per le banconote. Sulle due “ali” erano disposte le mie carte. Lo presi in mano. Lo rigirai tra le dita e lo aprii. Una banconota da dieci e una da cinque scivolarono via perché la molletta non era più abituata a contenere così pochi soldi. Osservai le mie carte. Presi la patente e la buttai sulla scrivania… così come la tessera sanitaria, la scheda della Feltrinelli e l’abbonamento ATM. Toccava ora all’altra “ala”. Presi il bancomat e lo rigirai tra pollice e indice prima di buttarlo sul mucchio. Gli seguirono un paio di Postepay e il badge dell’università. Vuoto… guardai quei quindici euro e mi fecero un po’ pena. Cercai in tasca qualche amico per fargli compagnia. Dieci centesimi, il resto del caffè da Rocco.
Quindici euro e 10 centesimi. Incrociai le mani dietro la testa pensando ironicamente: “Dove potrei andare in vacanza?”, mentre guardavo la parola Giugno scritta sul calendario. Volevo andare all’estero quell’estate. Ma con quindici euro non avrei comprato manco la carta con cui stampare il biglietto dell’aereo.

Ciro…
“Chi è che parla?”
Sono la tua coscienza idiota!
“Non è possibile! La mia coscienza sono io”
Certo… ma io sono quella parte di te che fa azioni avventate… vive e commette errori… Tu sei quello che se ne pente e che scrive. E se posso darti un parere, anche pessimamente!
“Ah grazie! Autostima! Dove sei finita? Perché mi hai lasciato solo con lui?”
Smettila… ho un idea… Perché questa volta non fai scrivere la storia direttamente a me? Perché non mi fai essere il regista invece del solito attore di cui narri l’esistenza? Ci divertiremo… ho in mente un piano… e forse non dovrai chiedere soldi ai tuoi genitori per le vacanze. Sai bene che tua madre ti urlerà dietro e tuo padre ti aprirà la testa in due se gli chiederai un altro centesimo. Quindi… lasciami fare… ho qualcosa in mente…
“Ok… ti do carta bianca… ma spiegami, cosa vuoi fare?”
Idiota! Cosa ho in mente lo sai già! È la tua!
“No! No, no, no e poi no! Ricordi cos’è successo l’ultima volta? C’ho quasi rimesso una coronaria e quel tick agli occhi c’è voluto un mese per farlo scomparire!”
Dai… non andrà così… te lo pometto… Sarà solo un giorno…
“Ok… ma solo un giorno!”

Tolsi i piedi dalla scrivania e afferrai il monitor dall’angolo. Soffiai via il velo di polvere che lo circondava e con una mano tolsi una chiazza dura a volar via. Spostai il libro. Monitor in posizione centrale. Raccolsi il filo e attaccai il monitor da 24 pollici al mio portatile. Ora avevo due schermi e il mio mouse si sentiva come un centometrista in una maratona. Andai alla mia libreria e cercai la mia calcolatrice. Era una vecchissima calcolatrice scientifica Casio. La usava mio padre quando andava all’università. Avrà più di trent’anni ma è ancora perfetta e funzionante. Non ne fanno più così. Aveva i tasti morbidi al tatto e la digitazione era molto scorrevole. Dove cazzo è? Spostai il libro di Statistica e la trovai. La tolsi dal suo guscio e l’appoggiai davanti al monitor. Cos’altro mi serve? Blocco appunti, penna, post-it. Guardai il mio router wifi lampeggiare. No… non va bene! Voglio la sicurezza di un cavo. Se perdo anche solo una manciata di dati potrebbe essere la fine. Tirai fuori da una scatola un vecchio cavo Lan. Lo attaccai al router e poi al mio pc. Sfiorai il tasto wifi e si spense. Finito? Cazzo il cellulare! Devo configurarlo. Il mio HTC Wildfire aveva un desktop con varie pagine. In una misi gli orari di tutte le maggiori città mondiali. In un’altra i link ai preferiti dei maggiori quotidiani economici e infine installai il programma per controllare l’oscillazione dei prezzi.

Pronto…

Ero pronto… per giocare in borsa.

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