Frammenti di Parigi #5

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Come Vivere Parigi (sensa un soldo)

Problema n°1

La scheda telefonica:

Se non volete regalare miliardi alla wind per cercare la fermata metropolitana più vicina; o semplicemente per rispondere al messaggio whats app della mamma che vi chiede se state bene quando scoppiano bombe random in europa, l’unica souzione è farvi una sim francese.

In giro vi propongono parecchie offerte, ma quasi tutte hanno bisogno che abbiate un conto corrente francese su cui (succhiare) prelevare il vostro argent.

Col cavolo!

La soluzione migliore sono le prepagate (all’italiana) Ma ai francesi piace farsi addebitare le cose sul conto quindi queste tariffe sono molto rare e sconvenienti.
Per esempio Orange vi propone una prepagata con 1giga a 10€ per una settimana. (che sembrava la migliore!) Le altre compagnie vogliono almeno 20€ per un misero giga.

MA (c’è un ma)

Basta andare in quegli internet point arabi /pakistani/indiani/sudamericani/…. Perchè loro sanno sempre tutto.. Ma tacciono.
Quindi alla finie, dopo uno stentato francese maccheronico, ho raggiunto il mio obbiettivo con questa SYMA Mobile.

Costo sim : 5 euro (1 di credito)
Piano: 10 al mese
5 ore di chiamate nazionali
500 sms
1 giga (che qua chiamano GO)
Potete chiamare i fissi in italia a circa 1 centesimo al minuto. (12 minuti mi sono venuti 20 centesimi)

Costo totale 15 euro (meno 3 che ti tornano di credito)

La scheda ha validità un mese.
Se non ricaricate non vi scalano niente.
C’è una guida su come configurare l’apn.
Ci sono le istruzioni su come vedere il vostro numero (che non è quello sulla sim)
(digitate *148# e vi compare un menu col vostro numero e la possibilità di ricaricare immettendo il codice della scheda)
In più ogni volta che ricaricate 5 euro ti danno un euro in più.

Quindi:

  1. andate dal pakistano.
  2. Comprate la sim e un paio di ricariche da 5
  3. vi iscrivete sul sito molto spartano (a prova di scemi)
  4. rispondete a vostra madre che il belgio non è in francia

Link: Syma Mobile tariffe
Se volete confrontare voi stessi le tariffe: Meilleur Mobile (Ma non ci sono le compagnie pezzenti)

 

Ps. No… non mi hanno pagato per sta roba.

 

Una stella fa luce… senza troppi perché… (Perugia)

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Il treno frecciarossa scorreva silenzioso mentre la città piano piano si allontanava. Palazzi… case… vie… macchine… lasciavano il posto ai verdi campi della periferia sud di Milano. Ero seduto al mio posto e mi pregustavo questa boccata d’avventura. Non c’è niente da fare.. adoro viaggiare. Per qualsiasi meta… per qualsiasi luogo… per qualsiasi motivo. Treno, autobus, auto… in qualsiasi mezzo di trasporto. Ed ogni volta, nel mio intoccabile posto finestrino a vedere il paesaggio che scorre. Non so ben spiegare cosa mi piaccia principalmente. Se il fatto di vedere nuove città o il viaggio in se. Forse perché a bordo di un treno posso prendermi tranquillamente un po’ di tempo da dedicare a me stesso. Per riflettere… pensare… immaginare… e a volte, non lo nego, anche sognare. La vita frenetica e al tempo stesso monotona di questi giorni richiedeva a gran voce l’intervento di quelle piccole azioni che si compiono senza pensare. Non parlo di follie e pazzie… quelle, seppur necessarie ad uno spirito giovane e ribelle, è meglio tenerle a freno. Mi riferisco, per esempio, ad essere catapultati un giorno a caso in un’altra città ed avere in tasca solo il biglietto di andata. Quanto adoro viaggiare… Soprattutto se dalla mia finestra sul mondo si mostravano simili spettacoli.
La grande pianura era a tratti nascosta da piccoli banchi di nebbia adagiati sulla terra da una mano delicata. Il cielo nuvoloso lasciava passare il sole attraverso qualche buco qua e là tra le nuvole. I fasci di luce sembravano proiettori giganteschi puntati su uno spettacolo naturale fantastico. Le case di campagna… gli alberi spogli… la terra appena arata dal trattore… la neve che ancora resiste… e più in là… la sottile linea che unisce la terra al cielo… l’orizzonte… senza palazzi o torri che t’impedivano di vederlo.
E tutto quel paesaggio aveva talmente estasiato i miei occhi da stancarli, quindi era arrivato il momento del mio caffè…
In più o meno di due ore arrivai alla stazione di Firenze Santa Maria Novella. Bella come sempre… peccato di non poter restare per più di 10 minuti perché il grande tabellone delle partenze indicava che la mia coincidenza stava partendo. Feci un salto alle macchinette e come al solito beccai il tipo davanti a me che non sapeva usarle… e invece di demordere continuava a giocherellare con il touchscreen come se fossimo alla fnac a provare nuovi pc.
– Scusi… avrei un po’ fretta… –
Mi lasciò il monitor e se ne andò un po’ infastidito. Due secondi dopo avevo il biglietto in mano e correvo verso il binario 2 con il trolley che mi seguiva saltellando. Salii sul treno e cercai un posto tranquillo. Certo che passare da un Eurostar a un regionale aveva la sua bella differenza. Ma ero troppo stanco per notare i particolari e mi abbandonai nel primo posto libero che trovai.
Il mio stomaco iniziò a brontolare. Avevo programmato di mangiare a Firenze ma non sapevo di avere la coincidenza così presto. Oltretutto su quel treno non c’era nemmeno il carrellino del servizio bar. Quindi, misi l’anima in pace e costrinsi il mio stomaco ad aspettare altre due ore.
Sul treno non c’erano molte persone e le fermate regionali passavano tranquille senza file e folle che si accalcavano alle porte.
Osservavo curioso i posti che stava attraversando il treno. Piccole cittadine intervallate da piena natura selvaggia… dove la mano dell’uomo non era ancora riuscita ad arrivare. Alberi… siepi… piccole gallerie coperte da edere rampicanti. Il treno a volte sembrava faticare a passare in certi luoghi. Dal paesaggio circostante si aveva l’illusione che davanti non ci fossero i binari… ma terra viva… inesplorata… su cui ci si passava per la prima volta. E poi venivano i piccoli paesi. Caratteristici anche loro… e con i loro nomi da scioglilingua. In particolare passai dalla stazione di “Terontola Cortona”. Un nome che sentivo spesso dall’interfono della mia stazione di Milano Lambrate. E spesso mi chiedevo dove mai si trovasse e se un giorno ci fossi mai passato. Ed eccomi qui che guardavo dal finestrino il grande tabellone con quel nome che avevo imparato in circa un anno di avvisi in stazione. Sorrisi pensando che ora mancava solo “Arquata Scrivia” da eliminare dalla lista delle stazioni con nomi strani.
Chiusi gli occhi…
La stanchezza si faceva sentire. Piano piano mi adagiai sul sedile appoggiando i piedi sul trolley. Cercai di abbandonarmi al sonno anche se il rumore e le vibrazioni del treno difficilmente me lo permettevano. La notte prima l’avevo passata più o meno insonne. Mi succede spesso di non dormire in prossimità di qualche evento… che sia spiacevole o piacevole come in quel caso. Il cervello è come se si sintonizzasse su un pensiero per non mollarlo più. E subentra quel pizzico di ansia che non ti fa sconnettere la mente dal corpo. E ti giri e rigiri nel letto alla disperata ricerca della posizione giusta. Del cuscino in un certo modo… delle coperte e del piumone, troppo caldo, troppo freddo… basta! Così verso le 3 di notte mi alzai e accesi la tv sperando che il sonno tornasse.
Un brusco colpo mi destò dal mio sogno apparente. Aprii gli occhi e guardai fuori. Restai senza fiato nel guardare un’immensa distesa d’acqua. Subito mi venne il timore di aver sbagliato treno e di essere finito in qualche punto della costa toscana. Perché stando alle mie rare conoscenze geografiche, in Umbria non avrebbe dovuto esserci il mare! Guardai meglio… era fantastico. Una grande distesa di terra tutt’intorno e poi questa imponente massa d’acqua. Immobile… vasta… silenziosa. Si delineavano all’orizzonte i profili di alcune montagne. Erano appena visibili, quasi nascoste dal cielo. Ed in mezzo, due piccole isole… stupende. Restai incollato al finestrino per un po’, scattando foto qua e là tralasciando i miei seri dubbi sulla mia direzione.
Il treno si fermò in una stazione.
“Passignano sul Trasimeno”
Bene.. ero in Umbria.

Perugia…

Finalmente ero arrivato. Osservai un po’ in giro. La stazione era piccolina ma carina. Il mio stomaco brontolava ancora… ma volevo andare prima in albergo. Uscii dalla stazione. La piazza pullulava di gente e di autobus che andavano e venivano. Stava cominciando a piovere e alla mia sinistra c’erano un paio di taxi.
“bene… buttiamo via un po’ di soldi”
Salii nel taxi e gli indicai la meta. Il tassista fece partire il tassametro e ingranò la marcia. Per fortuna il traffico e i semafori erano pochi. La cosa che mi risaltò agli occhi all’istante furono le pendenze che avevano certe strade. Davvero ripide. Pensai che se avessi fatto a piedi quella strada sarei morto. Ero abituato troppo bene alle strade piane e diritte di Milano.
Perugia più che una città mi sembrava un paesino. Un pensiero un po’ superficiale colpa anche del mio poco tempo per visitarla tutta.

Hotel… 5° piano… stanza 504…
Aprii la porta con la tessera magnetica. Chiusi e mi buttai sul letto stremato. Volevo dormire ma non ci riuscii. Guardavo il soffitto. L’allarme antincendio mi guardava e io guardavo lui… sembrava non attendere altro che il primo momento per scattare. A volte ho paura degli allarmi anti incendio. Mi alzai e giocherellai un po’ per la camera. Era tutto spento e morto. Accesi il climatizzatore ma sembrava non funzionare… cliccai più volte l’interruttore della luce ma non successe niente. Cliccai il bottone della radiosveglia ma era morta anche lei insieme alla Tv. “Strano” pensai. Andai in bagno e feci pensieri strani sulle cose che potevo portarmi via. Tornai in stanza. Avevo ancora la tessera magnetica in mano. La guardai come se fosse stato un oggetto mai visto.
“Mettila da qualche parte e non perderla” mi raccomandò la coscienza.
Voltai la testa a destra… poi a sinistra e intravidi una piccola fessura sul muro accanto alla porta d’ingresso, esattamente larga quanto una scheda. “Ora la metto qui… così di certo non la perderò!” La infilai lentamente avendo paura che scendesse troppo e non la potessi più recuperare.
Click
Sentii un piccolo rumore e poi il delirio. La radio si accese e una canzone partì a manetta mentre alla Tv una signorina dava le previsioni del meteo. Il climatizzatore a soffitto buttava a raffica aria gelida mentre il phon a muro in bagno cominciò a eruttare aria calda. Anche le luci si accesero, nessuna esclusa. Guardai per un attimo quel pandemonio e feci una grossa risata pensando a cosa spegnere per prima.

Mi feci una doccia e restai in accappatoio per un po’…
Mi affacciai alla finestra che dava sulla strada. La città era bellissima da lassù. Tutto sembrava così reale e sconfinato… troppo lontano per i miei occhi… e mi accorsi che forse questa vita valeva la pena viverla ancora un po’ per poter gustare ancora un altro pezzo di questo fantastico mondo…
Guarda l’orologio della radiosveglia…
“Dannazione.. sono in ritardo!”

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