Eravamo ubriachi, eravamo ciucchi e soprattutto eravamo in due. Io e Luca e le nostre corrispettive consorti di serata. Non avevo la più pallida idea di dove fossero finiti gli altri e sinceramente a quest’ora, non me ne fregava gran che. Eravamo di ritorno da una bellissima serata al Carnaby. Le Svizzere si erano molto divertite e anche noi insieme a loro. Avevamo ballato tutta la serata.. e tra strusciamenti e ammiccamenti vari, il gioco ormai era fatto. Le pedine erano in tavola.. e avevamo conquistato le due regine. Gli altri pedoni dei nostri amici se n’erano andati.. chissà dove.
Eravamo sulla strada parallela al lungomare.. la famosa strada piena di negozi e locali.
-Luca.. sai dove stiamo andando?- dissi da dietro abbracciato alla mia lei.
-Certo.. certo.. fidati di me.- rispose dando un altro bacio alla biondina.
Lo seguivo.. e mi fidavo di lui. Per me le strade erano tutte uguali.. e se non ci fosse stato lui non avrei saputo dove puntare il naso. Anche perché, come dicevo.. eravamo ubriachi. Un dettaglio da non trascurare nella notte di Rimini. E brilli come noi.. erano anche le nostre due Girls.
Ci fermammo per una piccola sosta su una panchina. Ne approfittammo per pomiciare un po’ con le ragazze. Io con la mia lei.. e Luca con la biondina. Sembrava strano. Non mi ero mai trovato in una situazione di così tanta complicità con un mio amico. Era bello, non solo il momento, anche sapere che dopo ne avremo potuto ridere e scherzare insieme quando saremo tornati alle nostre vite giù al sud.
Feci qualche foto. Luca non voleva.. ma non riusciva a dirmi di no.
-Ciro.. queste foto non le deve vedere nessuno! Capito? Deve restare tra me e te? Per sempre!-
-Ok Luca.. quel che è successo sta sera.. resta a Rimini.. promesso.-
Sarebbe bello raccontare come in seguito trasgredii alla mia prima promessa seria che feci ad un amico. Ancora mi odia per questo.. e ancora me ne pento. Ma è tutt’altra storia. Ora siamo a Rimini e c’ho che ho da pentirmi, deve ancora accadere. Quanto amo i ricordi.
Raggiungemmo il nostro albergo. Erano le 4 passate e trovammo il nostro Motociclista mancato sul divano a guardare un film. Appena entrammo lui tornò alla sua postazione.
-Ragazzi..-
-Buona sera.. o buon giorno.. decida lei..- dissi.
-Senti.. noi vorremmo portare le ragazze in camera.. si può?-
-Bè.. servirebbero i documenti..-
Io e Luca ci guardammo.. poi guardammo le ragazze e gli chiedemmo se avevano le carte d’identità appresso. Loro ci dissero di no..
-Ragazzi mi spiace.. ma non posso farvi salire in camera..-
-Dannazione.. e ora come si fa?.-
Pensammo a qualche soluzione. Ma data l’ora.. e l’alcol.. le nostre meningi non sfornavano niente.
-Bè.. in alternativa ci sarebbe il tetto..-
-Il tetto?..-
-Si.. potete salire sul tetto..-
-Grande!-
L’ascensore scricchiolante ci portò fino in cima all’hotel Carolina. Era fantastico. Da quassù la vista era migliore di quella del balconcino della nostra stanza. Intorno c’erano cavi.. sbocchi dell’aria condizionata.. comignoli.. robaccia da buttare. Era un po’ uno di quei tetti che si vedono nei film americani. E questa infatti.. mi sembrava proprio la scena di un film.
Respiravo aria.. e con la testa sognavo. Avevo gli occhi chiusi ma m’immaginavo tutto. Le sue labbra erano morbide sopra le mie. E nonostante le nostre diversità culturali, ciò che più contava era sempre uguale. Ci capivamo nei movimenti, negli spostamenti della testa.. le braccia che s’intrecciavano.. i piedi accavallati.. e la mia lingua che danzava con la sua al ritmo di un lento walzer antico.
Aprii per un secondo gli occhi.. era già mattina. L’alba all’orizzonte era bellissima.. e solo a Rimini l’alba è sul mare e il tramonto sulle case.
E sulle case c’eravamo noi.. e il sole dall’altra parte.. in lontananza.. sperduto e rossastro. Luca e la biondina lo stavano ammirando da un po’. Si voltò.. e vedendo che avevo interrotto le mie effusioni, mi disse che dovevamo andarcene. Di li a poco sarebbe partito il treno del ritorno a casa.
Guardai la mia lei.. e la salutai come se il giorno dopo ci saremmo rivisti ancora. Ma sapevo che non sarebbe stato così. Sapevo.
Ciò che non sapevo a diciassette anni era dire addio. Quella parola non la conoscevo ancora. Ero ancora troppo ingenuo da dubitare la pesantezza del passato che non tornerà mai più.
Io e Luca scendemmo in camera. I ragazzi erano già dentro.. e davanti alla porta ci demmo l’ultima complice occhiata.
Ciò che succede a Rimini.. deve restare a Rimini..