21.19
Giro di chiavi. Sentii la macchina vibrare e il motore accendersi. Girai la levetta dei fari. I led scattarono producendo una luce fredda e intensa. Il mio giardino s’illuminò quasi a giorno.
Guardai il quadro. Le lancette rosse erano nella posizione di partenza. Tenevo la frizione e diedi un’accelerata. La lancetta dei giri schizzò 3000. Strinsi il volante tra le mani. E via!
Audi
Mio padre s’era comprato un Audi. Stranamente direi. Non era da lui spendere tanti soldi per una macchina. Diciamo che non le considerava un ottimo investimento. Come dargli torto… una macchina perde il 40% del suo valore dopo 3 anni. Semplici calcoli economici…
Ma quell’auto era fantastica…
Ero in strada. Quella sera l’avrei passata da Enzo, uno degli amici di paese. In tempi normali avrei impiegato il tempo di una canzone per arrivare da lui. Stavolta, invece, le cose erano ben diverse. Tra me e lui c’erano 80 chilometri di differenza. Diciamo che anche lui s’era aggiunto al club degli studenti fuori sede come me… solo che io agli ottanta avevo aggiunto uno zero in più. Presi il cellulare. Accesi il navigatore. Lo impugnai con entrambe le mani per scrivere con tastiera Querty. Con un ginocchio tenevo il volante. Abbassai gli occhi per scrivere le lettere.
C-AM-
Una macchina svoltò a destra e la superai.
POBA-
Una Stilo si fermò a centro strada per sterzare in una traversa.
SSO (Molise)
Invio. Calcolo percorso.
Posai il cellulare sul cruscotto.
Correvo veloce.
La lancetta saliva, scalando il semicerchio del contachilometri.
Idiota non ti buttare! Tu sta’ fermo! Cristo ma perché vai così piano?
Ero un po’ nervoso. Sorpassai una Citroen e da lontano intravidi delle luci blu, prima di una curva.
Tum tum…
La polizia. Posto di blocco. Paletta.
Mi hanno visto correre?
– Patente e libretto… –
Tum tum…
È uno stupido controllo
– Ecco a lei! –
– Grazie! –
Riaccesi la macchina. Partii piano. Superai una curva e spinsi di nuovo l’acceleratore. Il mio cuore teneva ancora i battiti di prima. Sembrava quasi che a correre fossi io con i miei piedi, su quella strada tortuosa. Invece erano i cavalli imbizzarriti dell’Audi a trascinarmi. Li sentivo tutti… tutti e centoventi, sotto il mio piede, tra le dita sul volante, sotto le ruote che stridevano nelle curve. La potenza mi trasmetteva una sensazione di immunità, immortalità… e mi lasciava aperte le porte del rischio.
Ripensai alla chiamata di Enzo:
“Ciro, ricordati degli autovelox, uno è all’uscita di Morcone, e l’altro al chilometro novantan…”
Cavolo! Novant… sette? Boh… dannata memoria corta!
Arrivai. Enzo mi aspettava sul ciglio della strada. Mi fermai e lui salì frettolosamente in macchina.
– Vai… Andiamo a prendere Eva… –
– Ciao eh! –
– Ciao Cì –
– Chi diavolo è Eva? –
– Lo vedrai… –
Enzo mi spiegò che stava frequentando questa ragazza ungherese. Era una storiella passeggera. Di quelle da una botta e via… anche due o tre, volendo.
– Ecco… fermati qui! –
Una ragazza in minigonna uscì di casa. Enzo scese e abbassò il sedile per farla salire. Ripartii.
Attimo di silenzio.
– Eva… questo è Ciro… –
– Ciro… questa è Eva… –
Per fortuna che Enzo, al contrario di altri, non aveva dimenticato una cosa così scontata come presentare le persone. Mi girai e le strinsi la mano. Mi sorrise.
Enzo mi indicò la strada verso casa sua. In quel sali-scendi di strade tortuose sprovviste di cartelli era un po’ difficile orientarsi.
– Parcheggia pure lì –
Salimmo le scale. Eva scambiò qualche parola con Enzo. Sembrava parlare molto bene l’italiano. Posai la borsa nella camera da letto. Presi Enzo per un braccio e gli chiesi: – Dov’è? –
Sapeva bene a cosa mi riferissi: alla bottiglia di rum che mi aveva promesso se fossi venuto lì.
– È in cucina. La vado a prendere… –
Io ed Eva ci sistemammo in salotto. Lei chattava su Facebook con un amico con cui saremmo dovuti uscire quella sera. In un’altra camera, invece, c’era la coinquilina di Enzo che guardava la partita. Era una ragazza spagnola in Erasmus. Venne in salotto anche lei. Si chiamava Carmen.
– Puta de mierda! Cabron! –
Sullo schermo si giocava Barcelona – Real Madrid. Enzo entrando con i bicchieri di carta da un lato e l’alcol dall’altro, mi avvertì che Carmen era una fervente tifosa del Real Madrid. Fece un grave errore a dirmelo, conoscendo la mia tendenza a “punzecchiare” le persone.
– Tanto si sa che perde… – dissi e lei staccò un attimo gli occhi dallo schermo per parcheggiarli sui miei. Fece un sorriso storto e tornò a guardare la partita.
Enzo riempiva i bicchierini di plastica col prezioso liquido rosso.
– Anche ad Eva piace il Rum? –
Enzo smise di versare e disse: – Quella ha ritmi che nemmeno io riesco a sostenere… –
Conoscendo quasi alla perfezione Enzo, guardai Eva meravigliato. Lei sorrise.
– Enzo… – si rivolse a lui con estrema dolcezza.
– Dimmi… – si avvicinò e l’abbracciò.
– Antonio non risponde… –
– Hai provato a chiamarlo al cellulare? –
– Si… ma niente… –
– Cazzo… –
Entrambi guardarono me. Capii che qualcosa stava compromettendo la nostra serata. Presi un bicchierino di Rum e lo trangugiai in un colpo.
– Ok… tranquilli… stasera guido io! –
Non c’è un finale in ogni capitolo…prima lascia che finisca la storia!!!
Io sto aspettando!!!
Mary
mah, le tue storie a metà affascinano sempre di più…. a volte il finale mettilo però!!!!! giusto per capire cosa ti succede!!!!!mi fai stare in suspance! 🙂